Nardella vuole infrastrutture, ma senza una pianificazione non si risolvono i problemi

 

Le recenti dichiarazioni del sindaco Dario Nardella che ritiene essenziale la realizzazione di infrastrutture indicano come si sia indirizzati a compiere un grave errore politico, economico ed ambientale. Soprattutto sono il segno di un mondo politico e imprenditoriale che non ha capito le profonde ferite e i cambiamenti che questa crisi sta lasciando.

Puntare quasi esclusivamente su infrastrutture, come queste tranvie, ma anche TAV e aeroporto, è segno di cecità. Intanto l’improvvisazione di questi provvedimenti sta venendo a galla. Mentre si invocano rotaie ovunque, anche là dove già esistono binari poco utilizzati come a Campi e Sesto, i primi lavori della tranvia dalla Fortezza a San Marco dimostrano come tutta l’attenzione della giunta comunale sia stata e sia troppo concentrata nello spianare la strada ai costruttori: era facile prevedere gravi problemi al traffico cittadino riducendo le carreggiate dello snodo fondamentale del traffico fiorentino che è viale Lavagnini. L’aspetto più deprimente è che, come alternativa, si invitano i cittadini ad usare l’autostrada A1.

Se questi sono i provvedimenti da utilizzare per ovviare ai problemi gravi del traffico di Firenze, finalmente appare chiaro cosa vuol dire realizzare infrastrutture pesanti senza un progetto in mente, senza una pianificazione della mobilità in città. Senza contare l’onere del pedaggio che si impone a chi deve muoversi.

Il Gruppo di Lavoro Mobilità Sostenibile ricorda come questi problemi che si stanno vivendo in questi giorni non saranno temporanei; anche a lavori ultimati, visto che la diminuzione prevista del traffico privato sarà del 10%, i problemi di questi giorni si cronicizzeranno e si aggraveranno nel momento in cui il traffico riprenderà i suoi flussi consueti dopo le feste e la pandemia.

L’appello del Gruppo ad una moratoria dei provvedimenti previsti è oggi sempre più valido; costruire in fretta, per avidità dei fondi del recovery fund, senza un criterio che voglia ridurre il traffico in maniera significativa, produrrà impatti ambientali gravi, danni alla città, creerà debito pubblico, non risolverà i problemi esistenti.
Gli interessi dei costruttori, che coincidono in maniera inquietante con quelli della politica, non possono risolvere né crisi, né mobilità

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